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Medicina Alternativa: Omeopatia e Agopuntura

    Le medicine alternative, dette anche non ufficiali, non scientifiche, eretiche, parallele, complementari, dolci, naturali, non convenzionali, si presentano come un insieme eterogeneo di teorie e pratiche che, per vari motivi e in misura diversa da paese a paese, non hanno una piena legittimazione da parte delle istituzioni sanitarie. Ciononostante, milioni di persone le guardano con favore e interesse.

    Le medicine alternative si confrontano con la medicina ufficiale, detta anche scientifica, ortodossa, convenzionale, occidentale o più, semplicemente “la medicina” che è un insieme di teorie e rimedi ugualmente eterogeneo, ma relativamente più compatto, oltre che rafforzato da una serie di impressionanti successi che in pochi decenni hanno modificato le condizioni e aspettative di vita. Ne nasce un dibattito acceso, ricco d’implicazioni morali, oltre che sanitarie, scientifiche, giuridiche e filosofiche.

    Omeopatia, agopuntura, chiroterapia e fitoterapia: queste sono le principali medicine alternative disponibili in Italia. Ne esistono anche molte altre, addirittura un centinaio secondo alcune indagini, che però sono più defilate, spesso esercitate all’interno di cerchie circoscritte di seguaci.

    L’omeopatia nasce in Germania verso la fine del Settecento per opera di Samuel Halinemann. Nella sua formulazione originale si presenta come una dottrina complessa, secondo la quale le malattie croniche sono legate a un turbamento dell’energia vitale immateriale che sostiene il funzionamento del corpo umano.

    Concentra la sua attenzione su tre entità morbose a cui sarebbero riconducibili tutte le altre: la psora, la lue e la sicosi, che però non hanno corrispettivi nella medicina contemporanea. Resta valido il concetto che la maggioranza delle malattie, anche quelle dovute a una precisa causa esterna, comporta uno squilibrio in tutti i processi dell’organismo. L’omeopatia ha un forte richiamo a questo aspetto globale, che la medicina moderna tende invece a trascurare, perché tutta la sua attenzione è spostata verso l’approfondimento delle cause specifiche delle malattie.

    Hahnemann sosteneva inoltre che le malattie vanno combattute con piccole dosi di medicamenti che, se somministrati  in quantità più elevate, ne riproducono le manifestazioni. La preparazione dei rimedi si effettua partendo da un estratto concentrato che subisce diluizioni progressive sempre più spinte. Il composto viene poi agitato, manovra che contribuirebbe a ridurre le proprietà indesiderate ed a esaltare quelle desiderate. Il principio terapelittico dei simili, cioè il fatto che sostanze nocive in particolari condizioni diventano utili, era già noto nell’antichità. Spiega il fenomeno per cui, attraverso l’esposizione a dosi progressive di un veleno, se ne può ottenere l’immunità.

    E’ alla base della vaccinazione, che sfrutta in senso preventivo o curativo la risposta del sistema immunitario agli antigeni, sostanze presenti negli agenti infettivi. E’ l’applicazione pratica di questo principio che è difficile accettare, in quanto le diluizioni omeopatiche classiche sono talmente spinte da comportare la scomparsa del principio attivo: già alla tredicesima diluizione non se ne trova più traccia e i rimedi omeopatici possono anche superare le trenta diluizioni.

    L’agitazione non può potenziare ciò che non esiste, a meno di attribuirle la capacità, che nessuno ha finora dimostrato, di trasferire al diluente le proprietà dell’ingrediente attivo. Perfino questa difficoltà, tuttavia, sarebbe superabile, perché la scienza ammette l’esistenza di fenomeni non spiegati dalle conoscenze al momento disponibili. Lo stesso acido acetilsalicilico, cioè l’aspirina, è stato impiegato per oltre un secolo senza sapere come agisse.

    La medicina ufficiale in queste circostanze si accontenta di una documentazione rigorosa dell’efficacia, che l’omeopatia non è stata finora in grado di fornire. In assenza di dati, non esclude l’efficacia della cura, ma è propensa ad attribuirla alla forza della suggestione.

    L’agopuntura presuppone una correlazione funzionale, di tipo nervoso o umorale, tra le parti interne dell’organismo coinvolte in un disturbo e una particolare zona della pelle, stimolata mediante l’infissione di aghi.

    Il fenomeno è ignorato dalla fisiologia. Tuttavia, l’apparato cutaneo ha la stessa origine del sistema nervoso: non sarebbe sorprendente che avesse conservato, almeno in parte, un’analoga capacita di influenzare processi distanti, con l’emissione di sostanze che funzionino come messaggeri chimici.

    Nella pelle degli anfibi sono state rilevate forti concentrazioni di composti molto potenti, che in seguito sono stati ritrovati nel sistema nervoso centrale dei mammiferi.